Self-Publishing Business: La Rovina del Mercato dei Libri Digitali

Il Self-Publishing ha reso l’editoria sostenibile e profittevole per gli autori.

Ad essi, infatti, va almeno il 70% del prezzo di copertina del libro pubblicato.

Per quanto guadagnare dalla pubblicazione di un libro sia legittimo, qualche avido ignorante ha ben pensato di far diventare il Self-Publishing una vacca da mungere, un business da sfruttamento. Mi permetto di chiamarlo avido ignorante, perché se così non fosse, leggerebbe i libri e li rispetterebbe al punto da non poter moralmente far scrivere i propri a ghost writer indiani per 200 dollari l’uno, per lucrare infinitamente attraverso migliaia di prodotti di scarsa qualità rilasciati sul mercato.

Mi spiego meglio.

Quando il marketing ha incontrato il Self-Publishing, si è scoperto che alcune nicchie di libri su Amazon sono particolarmente profittevoli. Il classico esempio è quello di diete e ricettari. Un ricettario in lingua inglese con 500 o 1.000 ricette, adornato con una copertina attraente, può far guadagnare anche 2.000 o 3.000 euro netti al mese.

Come sfruttare quindi questo meccanismo? Facendo creare ad apposite società di scrittura (o forse sarebbe meglio definirle società di “copia-incolla”) libri in serie per allagare il mercato. Inventando di sana pianta uno pseudonimo con biografia credibile e facendo tradurre la bozza alla bell’e meglio in tutte le lingue più appetibili si può magicamente moltiplicare per 100 quel guadagno.

Ora, gli acquirenti di opere self-publishing spesso non si rendono conto di questo fenomeno – o forse cominciano vagamente a sospettarlo quando acquistano libri fotocopia con contenuti tradotti malamente e doppia interlinea per allungare il brodo.

Per quanto il concetto di qualità possa essere soggettivo e discutibile, fintanto che si tratta di ricettari posso tollerare questo fenomeno, perché anche se l’acquirente potrebbe probabilmente trovare le stesse ricette su blog gratuiti, si sta comunque confezionando un prodotto mediamente utile. Ma quando i libri in questione cominciano a trattare temi più delicati, come finanza, psicologia e spiritualità, beh allora sinceramente comincio a digrignare i denti e mi vien voglia di denunciare il losco affare.

Ribadisco che non trovo niente di moralmente riprovevole nel fatto di guadagnare o di farlo attraverso i libri, ma se questo costa al mercato centinaia di migliaia di libri spazzatura, creati in serie per il solo scopo di cavalcare le mode del momento, sinceramente mi viene il voltastomaco.

Sostengo quindi la campagna Tutela i tuoi acquisti digitali e ti invito a prestare attenzione ai suggerimenti per non cadere nella loro trappola che trovi nell’articolo.

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